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Signora Geisser, il suo posto di lavoro non esisteva prima dei programmi cantonali
di integrazione (PIC).
È vero, ma qualcosa c’era comunque. Il Cantone applica una legge sull’integrazione e le rispettive ordinanze dal 2009. Le scuole hanno realizzato un piano d’integrazione e sono stati organizzati corsi di tedesco aperti a tutti. Prima del 2014 le offerte erano però poco coordinate. Il Servizio per l’integrazione è stato creato grazie al PIC.
Cosa è cambiato con la creazione del servizio?
Prima di tutto si è provveduto a una ridistribuzione dei compiti. Ora sono io a occuparmi di tutti gli otto settori di promozione contemplati dai PIC, mentre prima erano competenti altri uf ci tra cui le autorità d’asilo o i servizi sociali. Il cambiamento non è stato facile: abbiamo dovuto ridistribuire i compiti e le risorse nanziarie. Coordinare le interfacce era ed è tuttora impegnativo.
Quali sono i vantaggi della nuova organizzazione?
Per la prima volta il Cantone dispone di uno sportello centrale per tutte le questioni riguardanti l’integrazione. I nostri servizi sono molto richiesti. I migranti sono meglio informati grazie ai colloqui di benvenuto. Ciò permette di liberare risorse per progetti più ampi come quello che abbiamo denominato «Ponte lavoro-integrazione», un’iniziativa lanciata in collaborazione con l’Ufficio della formazione professionale che propone corsi intensivi di tedesco, matematica e cultura generale e affronta temi riguardanti l’integrazione e aspetti della formazione professionale.
Come si svolge la sua giornata?
Siamo un piccolo Cantone. Durante la mia attività (che esercito al 70%) sono direttamente responsabile di molte cose: colloqui di benvenuto, corsi di tedesco, integrazione professionale, tavole rotonde, accompagnamento ai colloqui con la scuola, conteggi, rapporti e molto altro ancora.
Se potesse cambiare qualcosa ai PIC, cosa cambierebbe?
Cercherei di rendere più essibile la ripartizione dei fondi tra ciascun settore di promozione per permettere anche ai piccoli Cantoni di realizzare progetti ad hoc.
Che cos’è per lei l’integrazione?
Un processo nel quale la popolazione locale si apre e i migranti imparano a vivere in una nuova cultura.
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